Titolo
Gesù divino lavoratore
Soggetto
Gesù divino lavoratore
Autore
Messina, Francesco (1900/1995)
-
firma
Tipo oggetto
scultura
Date
terzo quarto sec. XX
1952
documentazione
Serie
Materiali
bronzo a fusione/ dorato
Misure (cm./gr.)
Altezza:
111 Larghezza:
40 Profondità:
24
Bronzo dorato, 111 x 40 cm. Acquisto, 1953. Esposizioni: Mostra d’arte Gesù divino lavoratore, Assisi 1952; Mostra d’arte Gesù divino lavoratore, Assisi 1953; Mostra d’arte Gesù divino lavoratore, Assisi 1954. Inv. n. 0147000 (Galleria).
Francesco Messina ricevette l’incarico di realizzare una scultura sul tema del Gesù divino lavoratore verso la fine del 1952. Come scrisse nella corrispondenza il 16 novembre di quell’anno, furono proprio la visita al suo studio milanese di don Giovanni Rossi, che aveva commissionato l’opera, e la conversazione avuta con lui sulla nobiltà del lavoro, a ispirarlo per l’inedito soggetto; egli affermava – a quella data – di aver già iniziato il lavoro sulla statua, che giudicava estremamente riuscita nell’impostazione. In relazione proprio allo stato avanzato di esecuzione dell’opera, in dicembre, l’artista sostenne di non poter venire incontro alle richieste, più volte avanzate da don Rossi, di portare le dimensioni della scultura ad almeno 150 centimetri, rispetto agli iniziali 110 convenuti. Messina rispose alle sollecitazioni provenienti in questo senso dalla Pro Civitate Christiana, dicendo prima di aver provveduto ad aumentare l’altezza del Gesù divino lavoratore di una decina di centimetri, e poi rifiutandosi di intervenire ulteriormente, dato che la statua era quasi ultimata e soprattutto ben finita e dignitosa, cosa che per lui aveva un valore sicuramente maggiore della mole e avrebbe distinto comunque la scultura fra gli altri lavori presenti nelle collezioni della Cittadella. L’opera venne consegnata in tempo per la mostra del X Corso di studi cristiani del 1953, in occasione del quale fu richiesto a Messina di tenere il discorso inaugurale, pubblicato su “La Rocca” il 15 settembre 1952. La scelta operata per la raffigurazione di Cristo, eseguito in bronzo dorato a tutto tondo, andò nella direzione di un’idealizzazione estrema del tema del lavoro, evocato solo dal martello e dal cuneo (che sono d’altronde gli strumenti della Passione) in mano a un giovanissimo Gesù, il cui atteggiamento meditativo non fa che sublimare le scelte di classica compostezza che improntano l’opera. Fonti e bibliografia: Pro Civitate Christiana, Archivio Artisti, b. Carteggio Messina Francesco, lettera del 16 novembre 1952; Dal Mare 1952, p. 11; Messina 1952a, pp. 80-81; Messina 1952b, p. 12; Nicodemi 1952, p. 11; Catalogo Galleria 1964, n. 319. [S.V.]
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