Galleria
Presentazione
La Galleria d’arte contemporanea custodisce oltre 4000 opere d’arte di pittura e scultura aventi come soggetto prevalente “Gesù Divino Lavoratore” che vanno dagli inizi degli anni '40 del Novecento ai giorni nostri. Tra gli artisti sono presenti – per citarne solo alcuni – Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Pericle Fazzini, Ferruccio Ferrazzi, Emilio Greco, Francesco Messina, Domenico Purificato, Fausto Pirandello, Georges Rouault, Mario Tozzi.
Primo allestimento
Sebbene la raccolta delle opere risalga agli inizi degli anni Quaranta, la Galleria, collocata all’interno del Palazzo dell’Osservatorio, venne ufficialmente inaugurata nel 1961 alla presenza di Valerio Mariani, allora presidente della Sezione arti figurative contemporanee del Consiglio superiore per l’antichità delle belle arti.
L'originario criterio espositivo prevedeva la sistemazione del maggior numero di opere senza alcuna distinzione tra i dipinti e le sculture raffiguranti Gesù divino lavoratore e quelli di soggetto cristologico, collocati gli uni accanto agli altri nell'intento di offrire una narrazione a più voci della vita del Messia. Una narrazione dal ritmo serrato che iniziava con la Natività di Tozzi e la Sacra Famiglia di Ceracchini, per proseguire con la Fuga in Egitto di Carrà e svilupparsi poi in tanti capitoli comprendenti il Buon pastore di Greco, il Gesù che placa la tempesta di Dottori, e infine concludersi con l'intenso e straziante pathos delle Crocifissioni di Congdon.
Ampliamento - anni 60
Dal 1963 al 1966 la raccolta delle opere si ampliò grazie all’organizzazione di mostre Personali di arte cristiana e alla conseguente generosità dei partecipanti.
Nel 1963, in occasione del XXI Corso di Studi, una sala della Galleria venne intitolata al barone Francesco Mario Oddasso, industriale, direttore generale della CISA Viscosa, mecenate e primo finanziatore del progetto “Gesù divino lavoratore”.
Nel biennio 1964-1965 la Galleria si aprì all'esterno organizzando in varie città d'Italia mostre itineranti, affiancate da dibattiti, pubblicazioni, serate musicali e conferenze, che furono inserite nell'ambito delle Missioni Popolari.
A tal proposito don Giovanni ricordava spesso che "L'Osservatorio Cristiano non vuole essere un museo, ma un mezzo d'apostolato per portare al di fuori della Cittadella i capolavori d'arte moderna che ha raccolto, nella certezza che attraverso le sue mostre sarà più largamente evangelizzato Nostro Signore Gesù Cristo"
Riorganizzazione
Nel 1967, nonostante l'estremo tentativo attuato con la pubblicazione del bando di concorso "Cristo nella Civiltà delle macchine", la Galleria d'arte interruppe la sistematica acquisizione di opere. Le cause principali di questa scelta vanno ricercate nella drastica riduzione dei finanziamenti privati, che si verificò soprattutto dopo la morte dell'industriale Francesco Mario Oddasso, e nella saturazione degli spazi espositivi. A quest'ultimo problema si cercò di porre rimedio dislocando alcuni dipinti e sculture nelle stanze, nei corridoi, nella piccola chiesa, negli uffici, nei giardini, nei terrazzi, nei portici e nei depositi della Cittadella Cristiana, che era stata completata nel 1963 con l'intervento edilizio progettato da Giovanni Astengo.
La Galleria si è a lungo dedicata anche a temi di arte applicata all’educazione e alla terapia, compiendo ricerche e raccogliendo materiali di grande interesse. Tra le esperienze, quelle (anni ’70 -90) del “Centro di Ricerca sulla Espressione del Bambino” (CREB) e “AudioVideoRagazzi” (AVR).
Anni recenti
L'allestimento di mostre e l'ingresso di nuove opere in Galleria fu assai sporadico nel trentennio compreso tra il 1967 e il 1997, anno in cui gli edifici della Cittadella subirono gravi lesioni a causa del terremoto. Di conseguenza la Galleria, come le altre strutture dichiarate inagibili, venne chiusa per essere sottoposta a un radicale e lungo intervento di consolidamento, al termine del quale è stata riaperta al pubblico con un nuovo e più razionale allestimento.
La Galleria è spesso visitata da scuole di ogni ordine e grado. Il suo vuole essere un servizio culturale senza fini di lucro e in piena autonomia culturale, rispetto ai fini pastorali legati al tema delle raccolte. Le quali possono dunque essere utilizzate - non solo dagli “Istituti d’Arte” - nello studio di varie discipline e delle tecniche del disegno, della pittura della scultura (bronzo, cemento, ceramica, gessi) e della stampa.