Gesù divino lavoratore

Bronzo patinato, 87,5 x 120 cm. Firmato e datato in basso a destra “R. VIO / 1955”. Acquisto, 1955. Inv. n. 0141100

In una lettera del 14 agosto del 1955, Romano Vio annunciò a don Giovanni Rossi la spedizione di quest’opera; nella stessa si scusò per il ritardo nella consegna, spiegando anche con dovizia di dettagli la particolare interpretazione del soggetto del Gesù divino lavoratore. Vio scrisse di essersi voluto discostare dalla consueta rappresentazione del Cristo intento nel lavoro in età adulta (v. scheda precedente); così lo raffigurò dodicenne mentre accende la lampada nella casa-bottega paterna, per illuminare con la “luce divina” il lavoro dei genitori, che grazie ad essa “diventa gioia e felicità, senza la quale sarebbe solo fatica e sacrificio”. Aggiungendo che questa luce avrebbe dovuto illuminare la famiglia di ogni lavoratore, descrisse poi l’opera quasi fosse un trittico, con i “pannelli laterali” che accolgono “angioli” intenti in diverse attività accompagnati da vari strumenti di lavoro nella casa di Nazareth, in una sorta di sacra allegoria del lavoro. Da una lettera del 23 agosto 1955 si apprende dell’arrivo dell’opera alla Cittadella e del vivo apprezzamento espresso da don Rossi, che nel settembre successivo corrispose il pagamento pattuito secondo le consuete modalità. Nel 1959 Vio venne nuovamente chiamato a cimentarsi sullo stesso tema e inviò un bozzetto in gesso che, sempre per interessamento di don Rossi, venne poi tradotto in bronzo per l’industriale Furio Cicogna. L’artista realizzò anche la targa in ricordo del soggiorno di papa Giovanni XXIII presso la Cittadella (cfr. R990). Fonti e bibliografia: Pro Civitate Christiana, Archivio Artisti, b. Carteggio Vio Romano, lettere del 15 e 23 agosto 1955; Catalogo Galleria 1964, n. 536 o 537. [M.B.]