Titolo
Il figliol prodigo
Soggetto
Il figliol prodigo
Autore
Biancini, Angelo (1911/1988)
-
analisi stilistica
Tipo oggetto
Gruppo scultoreo
Date
terzo quarto sec. XX
Serie
Materiali
Misure (cm./gr.)
La tensione e la gioia del ritrovamento e del ritorno in un gruppo scultoreo acquistato dalla Pro Civitate Christiana all’inizio degli anni Sessanta
Bronzo, 182 x 46 x 50 cm circa. Acquisto, 1960. Esposizioni: VIII Quadriennale Nazionale d’Arte, Roma 1959-60. Inv. nn. 0002201 e 0002202 (Giardini).
Nel 1960, anno in cui alla Cittadella venne inaugurato il nuovo Palazzo dell’Osservatorio, comprendente la Galleria d’arte contemporanea, l’Iconografico, la sala musica e la Biblioteca, la Pro Civitate acquistò questo gruppo bronzeo che Biancini aveva realizzato per la personale riservatagli alla VIII Quadriennale Nazionale di Roma. La scultura è formata da due figure affrontate: quella del figlio, che è stilizzata al punto da diventare quasi filiforme nella simbolica tensione verso l’alto, ovvero verso l’abbraccio paterno, e quella del genitore, composta mediante la sovrapposizione di volumi squadrati e ampie masse, compatte e angolose. In quest’ultima figura si notano soprattutto gli accenti di arcaismo e quei richiami alla gravitas dell’arte ravennate del VI secolo che caratterizzano in parte lo stile maturo di Angelo Biancini. Sul finire degli anni Cinquanta la maniera narrativa di Biancini tese ad accompagnarsi a soluzioni compositive sempre più severe e progressivamente ridotte all’essenzialità strutturale delle immagini. Le forme della sua scultura si contrassero in una serie d’incastri di masse e di piani semplificati; i volumi subirono una forte schematizzazione di tipo geometrico e lo stile bizantineggiante, aulico e prezioso delle figure si coniugò con un segno energico atto a definire le forme e a incidere le superfici. A cominciare dal secondo dopoguerra, infatti, Biancini aveva avviato una nuova stagione creativa. Abbandonato il rigore neorinascimentale, elaborò una maniera personalissima in cui, con un sorprendente sincretismo, fece confluire alcuni elementi delle culture plastiche più diverse: dai severi moduli formali d’ascendenza neoromanica, alle eleganti stilizzazioni gotiche, fino alle scomposizioni geometriche di matrice cubo-futurista. Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, quando nella sua produzione divennero preponderanti i soggetti religiosi, egli aveva ormai elaborato un’inconfondibile cifra stilistica e stabilito la sua poetica, che restò sempre basata su una scultura figurativa impostata sui principi del realismo, o quanto meno della riconoscibilità naturalistica, e su uno stile tendenzialmente descrittivo consono alla sua idea di opera d’arte, concepita sempre come messa in scena, narrazione o rappresentazione di eventi e personaggi. Fonti e bibliografia: VIII Quadriennale Nazionale d’Arte 1959; Catalogo Galleria 1964, tav. LV, n. 54; Santaniello 2011, pp. 6-7. [F.S.]
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