Titolo
Gesù divino lavoratore
Soggetto
Gesù divino lavoratore
Autore
Usellini, Gianfilippo (1903/1971)
-
firma
Tipo oggetto
dipinto
Date
terzo quarto sec. XX
1954
data
Serie
Materiali
olio su tela
Misure (cm./gr.)
Altezza:
128 Larghezza:
57
Olio su tela, 128 x 57 cm. Firmato e datato in basso a destra “GF. USELLINI. / - 1954 -”. Acquisto, 1954. Esposizioni: Mostra d’arte Gesù divino lavoratore, Assisi 1954. Inv. n. 0147700
Gianfilippo Usellini dipinse il suo Gesù divino lavoratore su commissione di don Giovanni Rossi nel 1954. Richiesto dal pittore di indicazioni riguardo al soggetto, don Rossi (diversamente da quanto scriverà negli anni successivi agli artisti) ipotizzò una possibile destinazione liturgica del dipinto, sottolineando nel contempo il valore assegnato da Cristo al lavoro manuale: “Vorrei che fosse rappresentata con vivezza la gioiosa fatica di Gesù, esprimendo insieme la storicità di Gesù falegname, la nobiltà del lavoro e la divinità di Gesù, che lavorando come uomo, nulla perde della sua divina grandezza” (lettera del 28 gennaio 1954). Usellini nel suo dipinto tradusse in maniera assai efficace queste indicazioni, che dovevano averlo affascinato perché assecondavano l’innato gusto narrativo della sua pittura. L’artista scelse un formato verticale, abbastanza stretto, per la sua tela e diede alla figura del Cristo, che la riempie quasi completamente, le caratteristiche di un Ecce Homo quattrocentesco. Di Gesù si vede infatti poco più del busto, mentre la parte inferiore del corpo è coperta dal banco da falegname, strutturato però come una sorta di parapetto al quale la figura sembra affacciata. Gli stessi strumenti di lavoro possono essere letti in maniera ambivalente: i chiodi e il martello sono anche gli strumenti della passione di Cristo e la grande trave di legno che taglia diagonalmente la composizione può anche essere il legno della croce. Discorda dall’iconografia dell’Ecce Homo, però, l’aspetto di Gesù, le cui vene e la cui muscolatura tesa rivelano la forza umana impiegata nel lavoro, mentre lo sguardo penetrante concorre, insieme alla misura di perfezione pierfrancescana, a sottolineare l’elemento divino in lui. A questa immagine immediatamente percepibile, per aspetto, abbigliamento e rapporto e spazialità, come un omaggio al Quattrocento fiorentino, si aggiunge nell’armonica composizione, sul fondo, l’elemento altro, che introduce un tono di sospensione quasi metafisica: la presenza, anacronistica rispetto al primo piano, di un paesaggio sironiano, una fabbrica con ciminiera animata però da una folla di operai e operaie che, come un coro, osservano in preghiera il Cristo che lavora. Differentemente da Sironi, dominano nel dipinto la luce e il tono smaltato del colore, che aumentano le qualità evocative di una pittura che sta fra realismo magico e ricerca di dettaglio e misura in ogni sua componente. Fonti e bibliografia: Pro Civitate Christiana, Archivio Artisti, b. Carteggio Usellini Gianfilippo, lettera del 28 gennaio 1954; Golzio 1954, p. 20; Catalogo Galleria 1964, tav. XLIX, n. 511. [S.V.]
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Gesù Cristo lavoratore