Gesù divino lavoratore

Olio su tela, 120 x 73 cm. Firmato e datato in basso a destra “Montanarini / 1955”. Acquisto, 1955. Esposizioni: Mostra di Gesù divino lavoratore e delle personali d’arte cristiana, Assisi 1955. Inv. n. 0145500

Descrivendo l’opera di Montanarini in un articolo pubblicato su “La Rocca”, Renzo Uberto Montini, attento critico militante nell’ambito dell’arte sacra e legato alle tendenze più classiciste, la definiva “audacemente moderna [...] nell’impostazione obliqua della figura di Cristo, nella vivace tavolozza – l’abito celeste, il viso schiarito come da una luce sulfurea, il rosseggiare di una mano –, nel senso dinamico che tutta la squassa. Una pittura espressionistica, indubbiamente di alta qualità: ma ci sembra che neppure essa abbia risolto il problema centrale, che è quello di farci sentire la sublimazione del lavoro nella persona del divino Artiere di Nazareth”. Per rappresentare Gesù Montanarini si avvalse della collaborazione del suo allievo Sandro Trotti, diventato anch’egli pittore, che posò come modello. Il dipinto è un esempio emblematico della maniera neocubista elaborata da Montanarini verso la metà degli anni Cinquanta, nella quale forme e figure sono definite mediante segni sintetici e accese cromie d’ascendenza fauve e matissiana. L’autore ha ricercato un accordo tra l’impostazione classica della composizione e l’esigenza di conferire una valenza fortemente espressionistica al disegno e al colore. Del resto è dalla giustapposizione timbrica o tonale delle vigorose stesure cromatiche piatte che si origina l’immagine del Cristo, intento a togliere la corteccia ad un tronco. Nell’opera è evidente quella stesura veloce, tendente a disgregare forme ed elementi iconici, che nel corso del 1956 portò Montanarini ad abbandonare la riconoscibilità naturalistica dei soggetti a favore di ricerche informali. Fonti e bibliografia: Montini 1955, p. 13; Catalogo Galleria 1964, tav. XL, n. 347. [F.S.]