Titolo
Cristo '67
Soggetto
Cristo '67
Autore
Guerreschi, Giuseppe (1929/1985)
-
firma
Tipo oggetto
dipinto
Date
terzo quarto sec. XX
1967
data
Serie
Materiali
acrilico su tela
Misure (cm./gr.)
Altezza:
120 Larghezza:
120
Acrilico su tela, 120 x 120 cm. Acquisto, 1967. Esposizioni: Il Cristo nella civiltà delle macchine, Assisi 1967; Giuseppe Guerreschi, Roma 1968 e Modena- Milano 1969. Restauri: G. Guerreschi, 1968. Inv. n. 0143400
Giuseppe Guerreschi realizzò il suo Cristo ’67 per presentarlo al concorso della Pro Civitate Christiana del 1967, Il Cristo nella civiltà delle macchine, al quale seguì la mostra delle opere inviate. Il dipinto vinse il secondo premio acquisto per la pittura di 1.500.000 lire, ma, entrato nelle raccolte di Assisi, la sua situazione conservativa destò quasi subito preoccupazioni, tanto che nel 1968 il direttore della Galleria, Tony Bernardini, lo inviò al pittore per- ché o restaurasse, dato che si erano verificate delle screpolature nel colore sulla superficie dell’opera. Guerreschi approfittò della momentanea restituzione del quadro per inviarlo a Roma, presso la Galleria Il Fante di Quadri, per la sua personale, poi spostatasi nel 1969 a Modena presso la Galleria Mutina e a Milano presso Finarte. Il Cristo ‘67 è connesso con le serie di disegni dei Profeti e di Judaica, realizzate negli stessi anni, tanto che molti elementi figurativi ricorrono nel dipinto di Assisi e nelle due serie in questione. In sé l’opera è infatti da considerarsi un assemblage, che integra vari lacerti di esperienza, utilizzando per questo anche l’elemento fotografico o la resa iperrealista, che giunge a fingere in pittura la finezza di lavorazione in materiali differenti, come il marmo. Guerreschi si inseriva, a partire dagli anni Cinquanta, nel contesto del Realismo esistenziale, e i suoi lavori riflettevano quella visione problematica sulla vita elaborata nell’ambito del movimento, in composizioni provocatoriamente in bilico fra espressione astratta e frammento figurativo. Il recupero che egli faceva del classico, unito ad un linguaggio stilizzato da cartellone pubblicitario, mescolando fonti alte e basse, restituiva perfettamente una visione critica della realtà, resa ancora più brutale nella lettura dei fatti della storia contemporanea dai tagli operati sulle figure umane. Nel Cristo di Assisi, appunto, si assiste ad una sorta di decapitazione che allude agli orrori della guerra, presentati nell’opera attraverso una fitta simbologia e la silhouette del carro armato in basso a destra. [S.V.]
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