Titolo
Gesù divino lavoratore
Soggetto
Gesù divino lavoratore
Autore
Figini, Tullio (1902/1971)
-
analisi stilistica
Tipo oggetto
rilievo
Date
terzo quarto sec. XX
1954
documentazione
Serie
Materiali
bronzo a fusione/parzialmente dorato
Misure (cm./gr.)
Altezza:
94 Larghezza:
54 Profondità:
14
Bronzo parzialmente dorato, 94 x 54 x 14 cm. Acquisto, 1954. Inv. n. 0140600
Dapprima presentata in Pro Civitate Christiana come bozzetto in gesso, l’opera venne inviata in fonderia alla conclusione del concorso del 1954. L’artista, nel post scriptum della missiva di auguri per il Natale 1954, specificò a don Giovanni che il Gesù divino lavoratore era “dorato a oro zecchino e opportunamente patinato”. La figura del Cristo emerge con forza dal bronzo e relega in un piccolo spazio la figura dell’aiutante, piegato nello sforzo di sollevare dei legni. La superficie del bronzo è volutamente sfaldata e quasi approssimativa nell’esecuzione, ma nell’impostazione della scena è ben evidente la matrice rinascimentale, misurata e vicina agli esempi della scultura classica. Lo stesso Figini, in una lettera datata 11 aprile 1958, fece riferimento alla tradizione della scultura quattrocentesca scrivendo: “[...] mi dispiace per Don Giovanni Rossi che è così buono, di non essere un industriale, ma l’unico superstite scultore del Rinascimento (cioè scultura e mestiere) che naturalmente oggi non conta più niente”. Tullio Figini iniziò a lavorare presso una fonderia quando il padre venne richiamato alle armi e, giovanissimo, venne a contatto con importanti artisti dai quali rapidamente apprese la tecnica della fusione a cera persa. In seguito proseguì la sua formazione alla Scuola degli Artefici di Brera e del Castello Sforzesco. L’esame di maturità artistica e le prime esposizioni giunsero tardi nella biografia dell’artista, che comunque partecipò a diverse edizioni della Biennale di Venezia e della Quadriennale di Roma. Di pari passo con l’attività artistica Figini mantenne quella di fonditore e, con i soci Giuseppe Austoni e Angelo Manescardi, operò negli anni Trenta a Milano, collaborando alla nascita di creazioni importanti come quelle di Giacomo Manzù e Agenore Fabbri. Fonti e bibliografia: Pro Civitate Christiana, Archivio Artisti, b. Carteggio Figini Tullio, lettera del 20 dicembre 1954; Golzio 1954, p. 21; Catalogo Galleria 1964, n. 192. [F.L.G.]
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