Titolo
Cristo risorto
Soggetto
Cristo risorto
Autore
Carpi, Aldo (1886/1973)
-
analisi stilistica
Tipo oggetto
vetrata
Date
terzo quarto sec. XX
1950 - 1974
analisi stilistica
Serie
Materiali
vetro dipinto
Misure (cm./gr.)
Altezza:
109 Larghezza:
47.5
Vetro dipinto, 109 x 47,5 cm. Acquisto, 1956. Inv. n. 0175800 (Cappella).
Aldo Carpi realizzò la vetrata dipinta con il Cristo risorto nel 1956, quando i suoi rapporti con la Pro Civitate Christiana erano ormai pienamente consolidati. Ad Assisi il pittore aveva infatti tenuto nel 1949 una personale con otto opere, esposte nell’ambito della Mostra d’arte cristiana del VII Corso di studi della Cittadella, e nel 1954 era stato invitato a realizzare per le raccolte d’arte un dipinto sul soggetto del Gesù divino lavoratore (v. scheda precedente). Nella vasta produzione religiosa dell’artista, il disegno per vetrata e i vetri dipinti destinati a cappelle e chiese non costituivano un’eccezione. A parte la vetrata con le Storie di David per il duomo di Milano, il cui incarico gli arrivò nel 1939, ma che fu ultimata solo nel 1947, si possono ricordare, sempre nella stessa città, i disegni per San Simpliciano e la Cacciata dal Paradiso terrestre, una delle tre vetrate per l’abside della chiesa dell’Annunciata presso l’Ospedale Niguarda di Milano, commissione ricevuta nel 1938, insieme a Mario Sironi e Alberto Salietti, incaricati di eseguire le altre due. Il riferimento più diretto è però da ricercarsi nel ciclo eseguito fra il 1957 e il 1958 per la cappella di Santa Maria del Cenacolo di Milano. In questo caso, Carpi poté rimeditare il soggetto del Cristo risorto, realizzato l’anno precedente ad Assisi, inserendolo nel più ampio progetto della rappresentazione dell’intera vita di Gesù, dall’Annunciazione fino all’Ascensione. Le opere per Assisi e per la cappella di Santa Maria del Cenacolo sono d’altra parte vicine, sia cronologicamente, sia nelle soluzioni poste in atto a livello iconografico e stilistico dall’artista. La scelta ricadde, in entrambi i casi, su una rappresentazione tradizionale delle tematiche, senza introduzione di elementi iconograficamente originali o legati alla modernità. Nel caso di Assisi, vennero però riuniti in un’unica scena il Cristo risorto e l’Annuncio dell’angelo alle donne, sciolti invece in due diverse raffigurazioni nel ciclo di Milano (una soluzione simile a quella di Assisi ha comunque illustri precedenti, come ad esempio Beato Angelico nel convento di San Marco a Firenze). Il mantenersi sul piano della tradizione non comportò un adeguamento stilistico a modi antichi ed è proprio lo stile di Carpi a rivelarsi in pieno e originalmente nella vetrata di Assisi, così come emergono le potenzialità espressive legate all’utilizzo del vetro, trattato dall’artista con la piena consapevolezza di essere di fronte ad un medium differente rispetto alla pittura da cavalletto, che necessita di un linguaggio specifico. Per Carpi, caratteristica principale del vetro era in primo luogo il limite imposto dai contorni, dall’intelaiatura che obbligava a contenere la pennellata, ma era anche e soprattutto la capacità di filtrare la luce; e il rispetto di questa luminosità andava posto alla base dell’impiego dei colori. D’altra parte la luminosità del colore, di matrice lombarda, era una caratteristica già connaturata al suo modo di dipingere; ulteriormente esaltata nella vetrata, mantenne allo stile di Carpi quella freschezza che si esprimeva anche nell’andamento narrativo della composizione. Il Cristo risorto in mandorla si eleva quindi sul paesaggio, caratterizzato dal rigoglio dei verdi, dove le Marie e gli astanti ascoltano stupiti l’annuncio dell’Angelo seduto sul sepolcro. Ed è proprio il senso di stupore, accentuato dalla purezza delle linee, volutamente semplificate, a far emergere un tono dolcemente favolistico, sospeso e quasi irreale, da racconto, che fa della vetrata un vero e proprio intervento didascalico, di insegnamento agli umili che il medium aveva tradizionalmente. Fonti e bibliografia: Catalogo Galleria 1964, n. 96. [S.V.]
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