Titolo
Natività
Soggetto
Natività
Autore
Tozzi, Mario (1895/1979)
-
firma
Tipo oggetto
dipinto
Date
prima metà sec. XX
1943
data
Serie
Materiali
tempera su tela
Misure (cm./gr.)
Altezza:
200 Larghezza:
300
Tempera su tela, 198 x 298 cm. Firmata e datata in basso a sinistra “M. Tozzi / 943”. Acquisto, 1943. Esposizioni: 8a Biennale Nazionale d’Arte Sacra Contemporanea, Roma-Bologna-Milano 1968. Inv. n. 0174600 (Galleria).
La Natività di Mario Tozzi fu la prima opera d’arte commissionata per la Pro Civitate Christiana. L’artista ricevette l’incarico di eseguire il dipinto nel 1943 dal Comitato degli Studi Cristiani di Assisi, in vista del congresso che si sarebbe dovuto tenere quell’anno nella città umbra, senza che fosse specificato il soggetto da raffigurare ma solo con l’indicazione di eseguire una complessa composizione per una pala d’altare. Tozzi si mise al lavoro verso la fine di luglio, lamentando di essere in ritardo dato che la consegna avrebbe dovuto avvenire a fine agosto. In realtà, nonostante i problemi di salute che costrinsero l’artista a farsi affiancare dalla madre durante la sua presenza a Roma e a interrompere il lavoro per un breve soggiorno a Fiuggi, la data di consegna venne rispettata, anche se il dipinto giunse ad Assisi solamente alla fine degli anni Quaranta per problemi legati agli eventi bellici. Nel 1968 Tozzi richiese in prestito l’opera, all’allora direttore della Galleria d’arte Tony Bernardini, per presentarla alla Biennale d’Arte Sacra Contemporanea alla quale era stata sollecitata la sua partecipazione. L’artista, per vincere la resistenza assisiate dovuta alla riluttanza a lasciare una grande parete del museo spoglia, insistette sulla questione di non avere a disposizione opere d’arte recenti di soggetto religioso da presentare e sul fatto che quell’anno faceva parte del Comitato della mostra il presidente della Pontificia Commissione centrale per l’arte sacra, don Giovanni Fallani, che nel 1943 era stato proprio colui che gli aveva ordinato il dipinto. La tela della Natività, che per soggetto sarebbe più indicato definire un’Adorazione dei Magi, è di grandi dimensioni, quasi due metri per tre di lunghezza, e dipinta a tempera. Se ne conoscono sia il bozzetto, sia un disegno preparatorio a carboncino su carta, che testimoniano i diversi ripensamenti avvenuti durante l’esecuzione; in particolare, l’opera finita, rispetto al primo, elimina diversi particolari aneddotici (come la figura della serva che sostituiva San Giuseppe nella parte sinistra del quadro) e rende più indefinita e irreale la distinzione fra interno ed esterno, eliminando la trave a sostegno della costruzione (lasciando così l’arco d’entrata alla stanza incompiuto) e rimpiazzandola con il differente elemento verticale dell’albero. Il risultato ottenuto è quello di un maggior bilanciamento della composizione del dipinto, dominata da un preciso senso del ritmo e delle proporzioni che ha le sue basi nella sezione aurea. L’origine dei modi di una pittura che Tozzi mantenne coerente a se stessa nel corso degli anni vanno ricercati nel soggiorno che il pittore compì a Parigi a partire dal 1920, dove trasse ispirazione da una parte dalla visione delle opere del Rinascimento italiano al Louvre e dall’altra dalla traduzione che, del senso rigoroso della misura di quelle, viene fatta nei dipinti di Seurat. Il risultato, come si deduce anche dalla Natività, è un’orchestrazione mentale perfetta nel dipinto, immobilizzato in un ideale confine fra realtà e astrazione dal potere evocativo: un sogno tradotto in realtà plastiche ben definite, i cui modelli sono chiaramente rintracciabili negli esempi del Quattrocento fiorentino per aspirazione monumentale. A rendere però poetica questa rigorosa composizione interviene il colore, steso in maniera molto più fluida in quegli anni, e orientato verso una predilezione per le terre, i rosa e gli azzurri. Il ricorso a una trama cromatica meno fitta, seppur sempre memore della lezione di Seurat, e a più delicate campiture non toglie la caratteristica luminosità che sembra promanarsi dall’interno del dipinto, in una ricerca di equilibrio che aborre i contrasti violenti. Fonti e bibliografia: Pro Civitate Christiana, Archivio Artisti, b. Carteggio Tozzi Mario; Catalogo Galleria 1964, tav. CXII, n. 506; Pasquali 1988, pp. 301-302. [S.V.]
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