Titolo
Cristo deriso
Soggetto
Cristo deriso
Autore
Mascherini, Marcello (1906/1983)
-
firma
Tipo oggetto
scultura
Date
terzo quarto sec. XX
1953
data
Serie
Materiali
legno di olmo scolpito
Misure (cm./gr.)
Altezza:
271 Larghezza:
49 Profondità:
49
Legno di olmo, 271 x 49 x 49 cm. Firmato e datato in basso sulla colonna “M. MASCHERINI 53”. Acquisto, 1953. Esposizioni: M. Mascherini, Galleria Drouant-David, Parigi 1953; II Bienal do museu de arte moderna de São Paulo, San Paolo del Brasile 1953-54; VII Quadriennale nazionale d’arte, Roma 1955-56; V Mostra nazionale d’arte sacra, Trieste 1956; Mascherini, Galleria San Matteo, Genova 1958; International exhibition of sacred art, Louvain 1958; Marcello Mascherini. Le personali di arte cristiana, Assisi 1960; Sculture a Bibione. Mascherini- Ceschia, Bibione 1981; Mascherini scultore europeo, Passariano 1988. Inv. n. 0157400 (Galleria).
Per quest’opera, indicata in alcuni cataloghi anche con i titoli di Cristo alla colonna o Cristo flagellato, Mascherini eseguì un piccolo bozzetto in bronzo, di 44 cm di altezza, presentato alla XXVII Biennale di Venezia del 1954. Leitmotiv della scultura di Mascherini è l’accentuato andamento verticale dei corpi affusolati e svettanti su gambe lunghe, spesso caratterizzati da braccia filiformi, come nel caso del Cristo le cui mani addirittura si appiattiscono in una sorta di graffito inciso. La studiata verticalità della figura, che a livello simbolico rinvia all’abbandono dell’immanenza per il raggiungimento di una dimensione spirituale, è sublimata dalle scanalature che delineano il corpo e le vesti, e dai profili taglienti del volto. La particolare attenzione rivolta ai rapporti tra i pesi e i ritmi delle forme nello spazio determina l’andamento e il carattere totemico della scultura, caratterizzata da stilizzazioni di gusto arcaico. Nell’ambito della ricerca plastica di Mascherini gli anni Cinquanta rappresentarono uno dei periodi più significativi e prolifici, contraddistinto dalla precisazione della sua poetica, dall’elaborazione di una personalissima cifra stilistica e dal consolidamento della sua posizione nel panorama della scultura internazionale. Il decennio si era aperto con il Premio per la scultura assegnatogli alla XXV Biennale di Venezia del 1950 ed era proseguito con l’importante personale allestita alla Galleria Drouant-David di Parigi, con la presentazione in catalogo firmata dallo scultore cubista Ossip Zadkine, che nella maniera dell’artista ravvisava la “determinazione a liberarsi della flora lussureggiante dell’idealismo greco e un bisogno di accentuare la rigida purezza e la spoglia essenzialità degli egiziani al fine di sciogliersi e di muoversi soltanto tra quel piccolo numero di principi immutabili che attraversano la storia dell’arte e l’evoluzione della scultura [...] e indirizzare la propria meditazione sulle acque profonde della vita delle forme, sulla nitidezza della linea e dei profili” (Zadkine 1953, p. 8). Fonti e bibliografia: Zadkine 1953, fig. XVII; II Bienal do museu 1953, p. 228; VII Quadriennale nazionale d’arte 1955, p. 1, fig. 1; Catalogo Galleria 1964, tavv. XCI-XCII, n. 300; Panzetta 1998, vol. I, pp. 250-251; vol. II, figg. 401-402; Appella 2004, pp. 154-155. [F.S.]
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