Titolo
Crocifissione e pie donne
Soggetto
Crocifissione e pie donne
Autore
Tomea, Fiorenzo (1910/1960)
-
analisi stilistica
Tipo oggetto
dipinto
Date
terzo quarto sec. XX
ante 1960 - ante 1960
documentazione, analisi stilistica
Serie
Materiali
olio su tela
Misure (cm./gr.)
Altezza:
106.5 Larghezza:
71
Olio su tela, 106,5 x 71 cm. Acquisto, 1959. Esposizioni: Personali di Fazzini e Tomea, Assisi 1959. Inv. n. 0154100
La Crocifissione e pie donne di Fiorenzo Tomea venne acquistata, insieme ad altri due dipinti, subito dopo la mostra personale del pittore organizzata ad Assisi nel 1959, nell’ambito del XVII Corso di studi cristiani. Presentata come Golgota all’esposizione, è solo una delle numerose opere (cinque su un totale di sedici) sul tema del Calvario scelte da Tomea per figurare nell’occasione. Già nel 1957, d’altra parte, l’artista aveva tentato di mandare alla Cittadella un Crocifisso al posto del Gesù lavoratore che gli era stato richiesto da don Giovanni Rossi, tema per il quale scrisse il 21 gennaio 1957 di non riuscire a trovare una soluzione soddisfacente, e che non portò mai a termine. Don Rossi rifiutò lo scambio, adducendo la rigidità del soggetto indicato per le commissioni e gli acquisti ai finanziatori esterni, ma furono proprio tre dipinti del soggetto gradito a Tomea a essere infine scelti nel 1959 per arricchire le collezioni della Pro Civitate Christiana (le altre due acquisizioni furono infatti una Crocifissione e il Piccolo Crocifisso; (cfr. scheda relativa all'opera Inv. n. 0154200 e R938). Fra i tre lavori presenti ad Assisi, il Golgota mostra maggiormente quella qualità espressionista dell’arte di Tomea individuata da alcuni critici, fra i quali Giorgio Kaisserlian. Il taglio, con l’avvicinamento del soggetto sacro all’occhio dello spettatore, è infatti altamente drammatico, e la deformazione più accentuata, nelle espressioni degli appesi così come nelle scelte iconografiche (la sostituzione delle croci dei due ladroni con alberi contorti). Anche l’uso pastoso del colore e i contrasti luministici vanno nella stessa direzione, anche se la definizione degli elementi del paesaggio montano e le tonalità più chiare conferiscono, a contrasto e creando un doppio registro, una sorta di serenità alla scena, che trova conferma nel quieto e composto atteggiamento degli astanti sotto la croce, la cui misura (vero e proprio riserbo popolare) non viene contraddetta nemmeno dall’unico gesto plateale, quello della donna con le braccia alzate, che risulta più un atto di rassegnazione contadina agli eventi che un’incontrollata espressione di disperazione. Fonti e bibliografia: Pro Civitate Christiana, Archivio Artisti, b. Carteggio Tomea Fiorenzo, lettera del 21 gennaio 1957; Fallani 1959, p. 30; Bruzzichelli 1961a, p. 43; Bruzzichelli 1961c, p. 40; Mariani 1961, p. 36; Catalogo Galleria 1964, n. 500 o 501 o 502. [S.V.]
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