Titolo
Pietà
Soggetto
Pietà
Autore
Messina, Francesco (1900/1995)
-
firma
Tipo oggetto
scultura
Date
terzo quarto sec. XX
post 1947 - ante 1949
documentazione
Serie
Materiali
bronzo a fusione/ patinato
Misure (cm./gr.)
Altezza:
70 Larghezza:
25 Profondità:
25.5
Donata alla Pro Civitate Christiana nel 1953, l’opera è un gruppo scultoreo in cui il timoroso stupore per la resurrezione si unisce alla testimonianza del potere e della misericordia di Dio
Bronzo, 70 x 25 cm. Acquisto, 1953. Esposizioni: Francesco Messina, Assisi 1953; Cristo nell’arte contemporanea, Lugano 1965. Inv. n. 0151900 (Galleria).
La piccola Pietà nella Galleria d’arte della Cittadella è una delle due opere con questo titolo che Francesco Messina selezionò per essere esposte nella sua grande mostra personale, organizzata nell’ambito del Corso di studi cristiani del 1953 ad Assisi. Sebbene la datazione fornita nel catalogo della mostra indichi il 1949 come anno di esecuzione del bronzo (e su “La Rocca” del 1° novembre 1949, p. 1 è pubblicata una foto di una Pietà molto vicina per impostazione), è probabile che l’ideazione del modello sia da anticiparsi di almeno un paio d’anni. L’opera infatti è riferibile al monumento eseguito nel 1948 per la tomba Tridenti Pozzi presso il Cimitero monumentale di Milano, del quale probabilmente costituisce un primo bozzetto o una successiva rielaborazione. Della scultura, sempre nelle dimensioni di bozzetto, è inoltre presente una versione in bronzo dorato presso la Galleria d’Arte dei Contemporanei di Villa Clerici a Milano, a testimonianza dello stretto legame dell’artista con Dandolo Bellini e dell’apprezzamento che le sue sculture riscossero nei tre ambienti artisticamente comunicanti di Assisi, Milano e del Vaticano. A seguito della mostra del 1953, la Pro Civitate Christiana decise di acquistare una serie di opere dell’artista, fra le quali anche questo bozzetto, che costituisce una variante di un tema affrontato da Messina, partendo da una riflessione approfondita della scultura di Michelangelo, e in particolare del soggetto della Pietà. Già precedentemente l’artista aveva affrontato il tema, ma con riferimenti differenti: per il gruppo presentato alla Biennale di Venezia del 1926 il legame era infatti da rintracciarsi nella scultura ferrarese del Quattrocento. Per questa versione della Pietà vi sono invece evidenti punti di contatto soprattutto con l’ultima elaborazione del soggetto da parte di Michelangelo, la Pietà Rondanini, acquistata dal Comune di Milano nel 1952 dalla famiglia Vimercati San Severino a Roma, e lì esposta prima del viaggio verso il capoluogo lombardo. Come per l’opera di Michelangelo in questione, Messina privilegiò uno svolgimento fortemente verticale del gruppo, accentuato dal fatto che la figura del Cristo, smagrita e allungata, rimane eretta fra le braccia della madre ed è lavorata rinunciando a qualsiasi effetto di morbidezza, anche nei tratti, rigidi e appuntiti, che fanno da contrappunto invece alla liquida qualità del panneggio del manto e del volto piangente della Vergine, seminascosto nei capelli del Figlio. Nella scultura, concepita come un unico blocco volumetrico, emergono i valori luministici caratteristici dell’opera di Messina, con un’attenzione estrema al chiaroscuro, caricato di valenze emotive. Ed è proprio la resa del sentimento a essere stata privilegiata, anche rispetto a scelte di equilibrio formale e minuziosa restituzione del dettaglio anatomico, che invece prevalsero nell’altra versione del soggetto acquistata dalla Pro Civitate Christiana di Assisi. Fonti e bibliografia: Giannessi 1953, pp. 12-14; Catalogo Galleria 1964, tav. XCIX, n. 323. [S.V.]
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