Titolo
Gesù divino lavoratore
Soggetto
Gesù divino lavoratore
Autore
Cantatore, Domenico (1906/1998)
-
analisi stilistica
Tipo oggetto
dipinto
Date
terzo quarto sec. XX
1957
documentazione
Serie
Materiali
olio su tela
Misure (cm./gr.)
Altezza:
100 Larghezza:
60
Olio su tela, 100 x 60 cm. Firmato in basso a destra “Cantatore”. Acquisto, 1957. Esposizioni: Mostra d’arte Gesù divino lavoratore, Assisi 1957; Cristo nell’arte contemporanea, Lugano 1965. Inv. n. 0151100
Richiesto da don Giovanni Rossi nel gennaio 1957 di realizzare un dipinto sul soggetto del Gesù divino lavoratore, Domenico Cantatore preparò il bozzetto in meno di un mese, spedendolo ad Assisi per approvazione, in vista della realizzazione del dipinto definitivo. Come si evince dalla corrispondenza fra i due, però, don Giovanni Rossi non gradì particolarmente il lavoro, dato che rimarcò, pur nel rispetto della composizione generale scelta dal pittore, una forte perplessità nei confronti della rappresentazione del Cristo, nella quale non vedeva opportunamente sottolineata “la grandezza, la serenità e la forza della sua natura divina” (lettera del 27 febbraio 1957). A queste notazioni rispose immediatamente Cantatore, con una missiva con la quale rivendicava da una parte lo stato di abbozzo del disegno preparatorio (intervenne poi sul colore e sull’espressione del volto, in maniera particolare), dall’altra, in assenza di accordi specifici in merito, il diritto di interpretare da parte dell’artista liberamente la figura del Cristo, per la quale, d’altronde, dai bizantini fino a Rouault si erano date immagini diverse e spesso contrastanti (lettera del 5 marzo 1957). Sebbene la valutazione negativa del quadro risultasse notevolmente mitigata, una volta vista la versione definitiva (don Rossi scrisse al pittore che il dipinto aveva riscosso grandi consensi di critica e pubblico; lettera del 3 settembre 1957), osservando il Gesù divino lavoratore si capisce come avessero potuto destare perplessità alcune caratteristiche della pittura di Cantatore che la rendevano particolarmente problematica in quel determinato contesto. In primo luogo l’immagine del Cristo è sottoposta a una semplificazione che va nella direzione dell’antigrazioso, pur convergendo verso forme di stilizzazione – quasi bizantine – simili a quelle impiegate per le vetrate della basilica di San Domenico a Siena. A questo si aggiunge un carattere di povertà, nell’ambiente e negli oggetti che circondano Gesù, privo di qualsiasi idealizzazione, che fa di quella figura, ieraticamente congelata nell’atto di battere sul legno, un simbolo dell’umanità malinconicamente ricorrente nelle opere di Cantatore dedicate alla gente del sud. Ad armonizzare però l’insieme, il lussuoso colore, di matrice fauve, conferisce al dipinto un’impronta europea, che riporta immediatamente alla formazione parigina dell’artista e alla conoscenza dell’opera di Matisse, Modigliani e Picasso. Fonti e bibliografia: Pro Civitate Christiana, Archivio Artisti, b. Carteggio Cantatore Domenico, lettere del 27 febbraio, 5 marzo e 3 settembre 1957; Bruzzichelli 1957, p. 19; Bruzzichelli 1961c, p. 40; Catalogo Galleria 1964, tav. XXIII, n. 92. [S.V.]
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