Titolo
Gesù divino lavoratore
Soggetto
Gesù divino lavoratore
Autore
Pellini, Eros (1909/1993)
-
firma
Tipo oggetto
rilievo
Date
terzo quarto sec. XX
1954
documentazione
Serie
Materiali
rame sbalzato/cesellato
Misure (cm./gr.)
Altezza:
95.5 Larghezza:
130 Profondità:
3
Rame sbalzato e cesellato, 95,5 x 130 cm. Acquisto, 1954. Esposizioni: Mostra d’arte Gesù divino lavoratore, Assisi 1954. Inv. n. 0139900
Eros Pellini faceva parte di quel gruppo di artisti milanesi i cui rapporti con la Pro Civitate Christiana erano stati mediati da Dandolo Bellini. Proprio attraverso Bellini giunse all’artista nel 1954 la commissione, da parte di don Giovanni Rossi, per un Gesù divino lavoratore destinato ad arricchire le raccolte d’arte della Cittadella. L’opera, iniziata nel 1954, fu ultimata all’inizio di agosto, in modo da poter essere esposta alla mostra d’arte organizzata annualmente in concomitanza del Corso di studi cristiani. Pellini scelse di realizzare non una scultura a tutto tondo, ma un bassorilievo su rame sbalzato e rifinito a cesello, con Gesù intento al lavoro di falegname in presenza della Vergine. I riferimenti stilistici dell’opera di Pellini sono nei termini dell’arcaismo: è evidente il recupero di un linguaggio in cui stilizzazioni e semplificazioni formali tendono al purismo lineare, non scevro però di una forte carica narrativa. I modelli romanici, evidenti nella resa delle architetture e nei tipi umani raffigurati, convivono da una parte con lo spiccato simbolismo assegnato agli elementi presenti nella composizione (la porta, la casa in mattoni che assomiglia a una chiesa, l’albero d’ulivo), e dall’altra con la quieta volontà di connotare l’ambiente e le relazioni interpersonali rappresentate. Tutto converge verso un pacato lirismo: il lavoro svolto all’esterno sulla strada di ciottoli, che fa riemergere un quotidiano popolare, la Vergine seduta, intenta a fare la maglia, e il gatto ai suoi piedi che guarda verso l’osservatore. L’utilizzo della tecnica a sbalzo, che tende a uniformare il rilievo, accentua lo svolgimento lineare della composizione; la rinuncia alla prospettiva tradizionale, semplificando forme e volumi, si sposa perfettamente con la concentrazione sulla resa dei sentimenti familiari e intimi dei personaggi. Fonti e bibliografia: Golzio 1954, pp. 20-21; Catalogo Galleria 1964, n. 399. [S.V.]
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