Titolo
Gesù divino lavoratore
Soggetto
Gesù divino lavoratore
Autore
Ceracchini, Gisberto (1899/1982)
-
firma
Tipo oggetto
dipinto
Date
terzo quarto sec. XX
1952
data
Serie
Materiali
olio su tela
Misure (cm./gr.)
Altezza:
253 Larghezza:
203
Olio su tela, 253 x 203 cm. Firmato e datato in basso a sinistra “G. Ceracchini 1952”. Acquisto, 1952. Esposizioni: Gesù divino lavoratore nella interpretazione di dodici artisti contemporanei, Assisi 1952; Gesù divino lavoratore nella interpretazione di venti artisti contemporanei, Assisi 1953; Mostra d’arte Gesù divino lavoratore, Assisi 1954. Inv. n. 0137800 (Galleria).
In origine il dipinto si intitolava Gesù operaio, ma in base alle disposizioni del Sant’Uffizio don Giovanni Rossi invitò l’artista ad adottare la titolazione attuale. L’opera è un chiaro esempio di quella maniera solenne e monumentale che sottende la poetica di Ceracchini. La raffigurazione è caratterizzata da un assoluto rigore compositivo, basato sull’assialità, la simmetria e una limpida prospettiva priva di qualsivoglia complicazione formale: il punto focale è il volto di Cristo, verso cui convergono tutte le linee, che risulta inquadrato e messo in risalto dalla fuga prospettica indicata dal paesaggio visibile dalla finestra arcuata. Ceracchini ha rappresentato Gesù che, con un chiaro gesto della mano, indica ai suoi aiutanti-discepoli il giogo appena terminato. Simile scelta iconografica non è casuale, bensì riprende – come dichiarato dall’artista stesso – i versetti del Vangelo di Matteo (Matteo 11, 28 - 30): “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le anime vostre. Poiché il mio giogo è soave e il mio peso è leggero”. Gesù mostra l’atteggiamento e il sussiego tipico di un maestro, pertanto è probabile che l’autore abbia voluto far riferimento anche alle considerazioni espresse da San Giustino nel Dialogo con Trifone, perché “stando fra gli uomini [Gesù] eseguiva questi lavori di falegname, cioè aratri (che in antico erano costruiti in legno) e gioghi e a mezzo di questi lavori insegnava a conoscere la vera giustizia e la retta maniera di vivere”. Vicino alle tendenze di Novecento e del realismo magico, Ceracchini sviluppò uno stile personalissimo creando composizioni statiche, equilibrate, immerse in uno spazio atto a suggerire l’assenza della dimensione temporale, ispirandosi sia ai “primitivi” toscani pregiotteschi sia ai maestri del Rinascimento, in primis Piero della Francesca, dal quale riprese la ieraticità delle figure, circonfuse da un’aura di sacralità. Fonti e bibliografia: Nicodemi 1952, p. 11; Gesù divino lavoratore 1952, pp. 67, 82; Cardarelli 1953, pp. 36-37, figg. 40-41; Catalogo Galleria 1964, tav. X, n. 103; Mercuri 1998, p. 33; Boscherini 1999, pp. 49, 101-102, fig. 60. [F.S.]
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