Titolo
San Francesco
Soggetto
San Francesco
Autore
anonimo,
Tipo oggetto
scultura
Date
seconda metà sec. XIX
1850 - 1899
analisi stilistica
Serie
Materiali
legno scolpito/ dipinto
Misure (cm./gr.)
Altezza:
53 Larghezza:
22 Profondità:
12
Olio su tela, 90 x 70 cm. Firmato in basso a destra “Bartoli”. Acquisto, 1953. Esposizioni: Gesù divino lavoratore nella interpretazione di venti artisti contemporanei, Assisi 1953; Esposizioni: Gesù divino lavoratore nella interpretazione di venti artisti contemporanei, Assisi 1953; Mostra d’arte Gesù divino lavoratore, Assisi 1954. Mostra d’arte Gesù divino lavoratore, Assisi 1954. Inv. n. 015400
Nel marzo del 1953 don Giovanni Rossi si recò a Roma per incontrare alcuni artisti, tra cui Amerigo Bartoli, per commissionargli dipinti e sculture sul tema del Gesù divino lavoratore. Bartoli, accettando senza esitazioni la richiesta del prelato, in pochi mesi eseguì quest’opera. In merito all’iconografia scelta, lo stesso autore, in una dichiarazione pubblicata su “La Rocca”, affermò: “Questa figura di cui lo stesso Evangelo non ci dà altro se non qualche parola lasciata cadere qua e là, per caso; questa figura rimasta avvolta nel misterioso silenzio di Nazareth; fino ad oggi era passata sotto silenzio anche nell’arte. Grazie all’iniziativa della Pro Civitate Christiana, nell’iconografia religiosa oggi può entrare anche l’immagine di Gesù che lavora. Ho aderito volentieri all’invito di don Giovanni Rossi, e ho cercato di fare del mio meglio, con quella fede e serietà indispensabili per svolgere un così arduo e importante tema. Cristo giovinetto, nella sua bottega di falegname, sta battendo un chiodo sopra una tavola. Il rumore che provoca lo fa rimanere perplesso, come se avesse un presentimento. La sua stessa mano insanguinata appare luminosa, in alto, sopra di lui. Così è apparso ‘Gesù operaio’ alla mia immaginazione di artista e credente”. Il dipinto è un chiaro esempio della maniera matura di Bartoli, esponente di spicco della Scuola romana, in cui il colore è usato per ottenere robusti effetti plastici disponendo la figura dell’imberbe Gesù in una sorta di geometria tonale definita attraverso netti tagli di ombra e di luce. Altrettanto chiara è la rigorosa sintesi formale e compositiva che nulla concede al vacuo descrittivismo, così come la semplificazione di matrice geometrica di forme e volumi. Fonti e bibliografia: Bartoli Natinguerra 1953, p. 12; Donati 1953, pp. 12-13; Catalogo Galleria 1964, tav. XVIII, n. 25. [F.S.]
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