Titolo
Emmaus
Soggetto
Emmaus
Autore
Gentilini, Franco (1909/1981)
-
firma
Tipo oggetto
dipinto
Date
terzo quarto sec. XX
1965
data
Serie
Materiali
tecnica mista su tavola
Misure (cm./gr.)
Altezza:
34 Larghezza:
24
Tecnica mista su tela, 34 x 24 cm. Firmata e datata in alto al centro “Gentilini 65”. Acquisto, 1965. Esposizioni: Mistero e immagine. L’eucarestia nell’arte del Novecento, Cento 1997; Quarta triennale d’arte sacra contemporanea, Lecce 2006; Alla mensa del Signore. Capolavori dell’arte europea da Raffaello a Tiepolo, Ancona 2011-12. Inv. n. 0155100
Gentilini trattò lo stesso soggetto in varie opere adottando soluzioni formali e compositive sempre differenti e inedite per ricercare ogni volta una maggiore efficacia comunicativa. Questo dipinto, più che uno studio dell’opera precedente, è una riflessione sul particolare dei commensali: l’artista pose una particolare attenzione nel descrivere i differenti atteggiamenti dei personaggi, creando un forte contrasto tra il senso di sacralità trasmesso dai gesti solenni del Cristo benedicente, imperturbabile nella sua ieraticità, e l’espressione di sorpresa che deforma i volti dei discepoli tanto da far loro assumere sembianze un po’ grottesche. Simile contrasto è accentuato a livello pittorico dalla palese sfasatura prospettica e dallo sfondo che, sebbene neutro, è cromaticamente movimentato dal repentino passaggio tra la zona in luce e l’ampia parte lasciata in ombra. Stilisticamente l’opera fa parte delle “tele sabbiate”, nelle quali la valenza iconica della pittura di Gentilini si afferma su un impianto di tessuto materico-cromatico simile a quello della pittura murale. Come sua consuetudine, l’autore tracciò la firma in bella evidenza, come se fosse parte integrante dell’immagine; a tal riguardo Ennio Francia scrisse che la sua era “una firma lenta, senza intrecci, affusolata ma chiarissima e chiaroveggente come quella di un ragazzino delle elementari, sempre uguale accanto a un paesaggio o a una natura morta o a una delle facciate delle sue cattedrali. Era evidente, però, che in qualunque immagine, rivelata attraverso l’originalità della sostanza pittorica, si leggeva l’artista, un uomo dalla comprensione insospettata e illimitata che appariva da quella firma bambinesca ai margini della tela”. Fonti e bibliografia: Bruzzichelli 1963b, pp. 40-41; Baviera - Bentini 1997, pp. 182-183; Il volto dei volti. Cristo 2000, p. 392; Carpentieri 2006, pp. 65-66, 86; Morello 2011, pp. 238-239. [F.S.]
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