Titolo
Crocifissione
Soggetto
Crocifissione
Autore
Fabbri, Agenore (1911/1998)
-
firma
Tipo oggetto
rilievo
Date
terzo quarto sec. XX
ante 1956 - ante 1956
documentazione
Serie
Materiali
ferro, terracotta policroma/parzialmente smaltata
Misure (cm./gr.)
Altezza:
44.5 Larghezza:
20 Profondità:
9
Terracotta parzialmente smaltata e ferro, 44,5 x 20 cm. Firmata in basso a destra “FABBRI”. Acquisto, 1956. Esposizioni: VII Quadriennale nazionale d’arte, Roma 1955-56; Cristo nell’arte contemporanea, Lugano 1965. Inv. n. 0146600 (Galleria).
Presentata alla VII Quadriennale d’arte di Roma nel 1955, la Crocifissione di Agenore Fabbri si aggiudicò il premio acquisto della Pro Civitate Christiana per le opere d’arte di contenuto cristologico. Istituito l’anno precedente nell’ambito dell’incontro fra gli artisti presso la Cittadella e sulla base del dibattito fra gli stessi, nelle intenzioni il riconoscimento doveva essere assegnato a lavori liberi relativamente al soggetto specifico e ai mezzi espressivi utilizzati. La Crocifissione, acquisita nel 1956 al termine della manifestazione romana, è un pannello in terracotta parzialmente smaltata, con l’inserimento di elementi in ferro (la lancia del soldato), dal quale emergono a tutto tondo le tre figure umane che compongono la scena. L’opera si ricollega alla produzione degli anni precedenti, prima della svolta che alla fine degli anni Cinquanta porterà Fabbri a rinunciare alla solidità del volume e a svuotare le forme, ridotte a scheletri dei soggetti rappresentati. Nella Crocifissione il riferimento è ai lavori eseguiti durante e immediatamente dopo la guerra, nei quali il dramma umano trova rispondenza in quello religioso; così la disperazione della donna ai piedi del Cristo riecheggia quella rappresentata attraverso l’urlo delle figure modellate a simbolo del conflitto, e la sofferenza sulla Croce può essere paragonata a quella espressa nella Pietà profana del gruppo Il partigiano ucciso del 1952. Fabbri, che prima di diventare scultore era stato operaio modellista presso una manifattura di ceramiche albisolesi, mutuò da Fontana, con il quale lavorò a stretto contatto negli anni Trenta, il senso di movimento costante presente nelle sue opere; anche nel lavoro acquistato dalla Pro Civitate Christiana la frenesia che domina gli intrecci di forme, gli strappi della materia, il gusto per il colore, ossidato, tagliato, incandescente, rimanda ad un espressionismo drammatico, sentito ed esasperato. La scabrosità stessa delle superfici, insieme estremamente sofisticata e arcaica, innesca giochi luministici che sottolineano il disagio e la sofferenza espressi nel soggetto. Fonti e bibliografia: Bruzzichelli 1961c, p. 40; Catalogo Galleria 1964, tav. LXXXII, n. 178. [S.V.]
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