Titolo
Sacra Famiglia
Soggetto
Sacra Famiglia
Autore
Ceracchini, Gisberto (1899/1982)
-
firma
Tipo oggetto
dipinto
Date
terzo quarto sec. XX
1955
data
Serie
Materiali
olio su compensato
Misure (cm./gr.)
Altezza:
93 Larghezza:
107
Olio su compensato, 93 x 107 cm. Firmato e datato in basso a sinistra “G. Ceracchini / 955”. Acquisto, 1956. Esposizioni: VII Quadriennale nazionale d’arte, Roma 1955-56. Inv. n. 0138400 (Galleria).
Con quest’opera Ceracchini ottenne, ex aequo con Angelo Biancini, il premio acquisto istituito dalla Pro Civitate nell’ambito della Quadriennale romana. L’artista trattò il tema della Sacra famiglia in diversi momenti della sua attività e in varie commissioni, proponendo sempre un impianto compositivo e iconografico pressoché identico, come dimostrano la tavola appartenente alla collezione vaticana d’arte religiosa moderna e gli affreschi della cappella universitaria de “La Sapienza” e della chiesa di Santa Emerenziana a Roma, realizzati tutti nel 1946, ma anche il dipinto murale per la chiesa di San Leone Magno (1952), sempre a Roma. Il quadro ha una sua interna geometria, regolata sia dalle linee prospettiche che convergono verso il volto di Gesù bambino sia dallo schema piramidale entro il quale sono iscritte le figure, conferendo un senso monumentale alla composizione. L’architettura che inquadra la scena, chiaramente ispirata da certi esempi della pittura umbro-toscana quattrocentesca, è simile a quella visibile nel Gesù divino lavoratore (v. scheda precedente): una semplice stanza con assi di legno come pavimento, delimitata da una parete di fondo su cui si aprono una grande finestra arcuata, che lascia intravedere un ampio paesaggio (naturale in questo caso), e due simmetriche nicchie. Lo stile è caratterizzato dal consueto registro antinaturalistico, tipico in tutta la produzione di Ceracchini, teso a bloccare le pose delle figure e a levigare i volumi secondo una sintesi informata sui valori plastici post-metafisici per creare atmosfere irreali e atemporali. Nella composizione Ceracchini ha inoltre inserito alcuni elementi simbolici come i due libri, che alludono al Verbo incarnato, e i fiori bianchi, forse gigli o rose, che rinviano al dogma dell’Immacolata Concezione. Bibliografia: VII Quadriennale nazionale d’arte 1955, pp. 20-21; Catalogo Galleria 1964, tav. LXV, n. 102; Boscherini 1999, pp. 106, 161-162. [F.S.]
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