Titolo
Fuga in Egitto
Soggetto
Fuga in Egitto
Autore
Pirrone, Giuseppe Fortunato (1898/1978)
-
firma
Tipo oggetto
Medaglie
Date
terzo quarto sec. XX
Serie
Materiali
Misure (cm./gr.)
Bronzo, diametro 10 cm circa. Firmata e datata in basso al centro “G. Pirrone 55”. Compianto sul Cristo morto, 1955 Bronzo, diametro 9,3 cm circa. Siglata in basso a destra “GP”; lungo il margine della medaglia “CONSUMATUM EST”. Caduta di Satana, 1955 Bronzo, diametro 13 cm circa. Siglata e datata in basso a destra “GP 55”. Caronte, 1955 Bronzo, diametro 14 cm circa. Firmata e datata in basso a destra “55 G. Pirrone”. Dono, 1956. Esposizioni: VII Quadriennale nazionale d’arte, Roma 1955-56. Inv. nn. 0017301-304 (Galleria).
Questa serie di quattro medaglie – di cui faceva parte anche un quinto pezzo raffigurante il Giudizio universale, oggi di ubicazione ignota – entrò a far parte della raccolta della Pro Civitate nel giugno del 1956. In una lettera datata 20 dicembre 1955 lo scultore comunicò a Pia Bruzzichelli la decisione di voler destinare alla galleria d’arte dell’Osservatorio queste opere che riteneva particolarmente importanti, e che, insieme al “polittico” del Gesù divino lavoratore commissionatogli nello stesso anno, sarebbero state l’esemplare testimonianza della sua ricerca scultorea. Nei due pezzi dedicati a Caronte e alla Caduta di Satana, di maggiori dimensioni rispetto agli altri, il vigore plastico del rilievo è più che mai sorprendente. L’immagine del furente Caronte emerge tra i volti dei dannati, descritti attraverso un pittoricistico stiacciato dal minimo aggetto, e la forma chiastica del suo corpo esprime una potenza a stento trattenuta entro i limiti fisici della medaglia. La stessa forza è suggerita dall’infernale Caduta di Satana, audacemente scorciato mentre precipita tra le saettanti lingue di fuoco. Negli altri pezzi le composizioni risultano più statiche e sono regolate dai severi principi di armonia classica e di misurata compostezza che sottendono l’intera poetica pirroniana. Del resto, trattando le tematiche del sacro, lo scultore era solito adottare una maniera informata sulla classica compostezza, sebbene non priva d’invenzioni formali, dai toni più pacati e solenni, senza tralasciare tuttavia la forza espressiva di alcuni particolari iconografici, come ad esempio, nel Compianto, il delicato plasticismo del viso di Cristo esangue o l’urlo straziante impresso nel volto di Maria sconvolta dal dolore. Fonti e bibliografia: Pro Civitate Christiana, Archivio Artisti, b. Carteggio Pirrone Giuseppe Fortunato, lettera del 20 dicembre 1955; VII Quadriennale nazionale d’arte 1955, p. 246; Montini 1956a, p. 13; Santaniello 2002, pp. 12, 34-37. [F.S.]
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